domenica 21 marzo 2010

Di nuovo a casa

Ho bisogno di andarmene.

venerdì 19 marzo 2010

Saluti e baci dalle Dolomiti (parte prima)

Mi rendo conto di essere sparita per un po', ma la verità è che sono in vacanza part-time.
I genitori dei nani mi hanno portato con loro in montagna: i botolotti di 2 anni non sono ammessi alla ski-schule, così ero l'unica possibilità di mamma-dei-nani di godersi la settimana bianca.
Per me non è un gran sacrificio: a Milano non avevo nulla da fare e in più odio sciare.
La montagna invece mi piace, peccato che le strade siano tutte così maledettamente in salita! Io ho polmoni da milanese e dopo 20 metri ansimo come il lupo asmatico della spada nella roccia, e aggiungeteci che devo pure spingere un passeggino con sopra mezzo quintale di bambino.
...strano che qui in Trentino, evoluti come sono, non abbiano ancora pensato di istallare delle scale mobili. Rivoluzionerebbero per sempre il concetto di montagna.

Comunque, salite a parte, è piacevole stare qui.
Tutte le mattine mi alzo alle 7.30, faccio una meravigliosa doccia bollente e poi mi guardo Heidi su Italia1, tanto per restare in tema.
E' incredibile come Heidi non passi mai di moda: è da quando sono nata che me lo propino ogni anno, eppure a riguardarlo mi appassiono sempre. Quando sarò in punto di morte, anzichè i momenti cruciali della mia vita, mi scorreranno davanti tutti e 52 gli episodi di Heidi, con tanto di caprette che saltellano giulive su e giù. Ne sono sicura.

Io sono una di quelle che alla domanda "mare o montagna?" risponde subito mare. Ma è solo perchè mi dimentico sempre di quanto mi mandino in estasi le montagne.
Viste da qui sono davvero immense. Mi verticalizzano. E' come se la testa mi schizzasse verso l'alto e insieme a quell'aria frizzantina io inspirassi tutto il panorama.
Più o meno è la stessa vertigine di quando guardo da sotto il Duomo di Milano, ma senza la puzza di tubo di scappamento.
Bimbo-Patata invece è indifferente alla vista mozzafiato e in più odia la neve. Si rifiuta di toccarla e perfino di camminarci sopra se non è ben spianata. Quando una delle sue macchinine cade in terra, lui la indica con disgusto e aspetta che la sua devota vestale la raccolga e la asciughi alla perfezione. Poi si avvicina con diffidenza, verifica che io abbia fatto un lavoro di fino e infine se la riprende con una smorfia schifata.
Tutto ciò ovviamente costituisce un problema visto che qui c'è neve ovunque. 
Abbiamo passato i primi giorni a cercare senza successo un luogo asciutto dove lui potesse giocare. Infine ci siamo rassegnati all'evidenza.
Così andiamo al parco giochi, guadagnamo una panchina e passiamo un'oretta appollaiati lì sopra, tanto per poter dire che "siamo stati fuori".
Lui si stringe al petto le sue macchine e guarda torvo i bambini che si rotolano felici dai mucchi di neve fresca, costruiscono pupazzi e si lanciano con slittini e palette, io tengo d'occhio l'orologio aspettando l'ora in cui, se dio vuole, sarà accettabile tornarcene in albergo a guardare la tv e a far correre le macchinine sulla moquette.
Sembriamo i due naufraghi delle barzellette della settimana enigmistica.

...continua.

mercoledì 10 marzo 2010

Bilanci

Cose istruttive che ho imparato da Bimbo-patata e English-boy in pochi mesi di babysitteraggio:
- La canzone segreta per entrare nella MickeyMouse-ClubHouse (Miskaaaa-Muskaaa Mickey Mouse!)
- Che più fa rumore, più è divertente. Indipendentemente da che cosa sia.
- Che frignare, alla fine, funziona sempre.
- Che quello che conta è saper trattare. Sempre. Per tutto.
- Che abituare i figli a cenare alle 7 per poi spedirli a letto alle 8 è davvero una grande idea.
- Che gli uomini, anche se piccoli, non vanno mai sminuiti.

Cose educative che ho insegnato a Bimbo-patata e English-boy in pochi mesi di babysitteraggio:
- A sputare (ma non è stato intenzionale)
- Ad aprire il rubinetto del bidet per allagare il bagno (anche questo non è stato intenzionale)
- A fare le scale, arrampicarsi sul tavolo e raggiungere l'armadietto dove la mamma nasconde le briòsc.
- Ad indicarsi la pancia con aria soddisfatta alla domanda "dov'è finita la briòsc?" (questa invece è stata studiata a tavolino, per far sorridere la genitrice e distogliere l'attenzione dal  fatto che ho trasformato suo figlio di due anni in una specie di scimmia ruba-merendine.)
- A mangiare la nutella dal barattolo usando direttamente le dita.
- Che il kiwi con lo zucchero è molto più buono, e se non lecchi il piattino godi solo a metà.

Se mi licenziano, almeno potrò dire di aver lasciato un segno.

lunedì 8 marzo 2010

8 Marzo

Odio essere così vulnerabile, che ogni cazzata mi ferisce dritta al cuore. E' come camminare sul vetro, ogni tanto penso di aver trovato un appiglio e invece regolarmente serve solo a farmi fare un passo falso, a creare un'altra crepa.
Fino a quando lo scotch riuscirà a tenere insieme il tutto?
Esploderò in mille frammenti come il calice della pubblicità del Parmigiano?
Mentre era sperso in Alaska, Christopher McCandless ha scritto:
"La fragilità del cristallo non è una debolezza, ma una raffinatezza".  Che sarà anche vero, ma io tante volte preferirei essere di gomma, rimbalzare felicemente da una parte all'altra abbattendo i cristalli altrui, senza che nulla possa scalfirmi.

Oggi è l'8 di Marzo, c'è il sole e avrei voluto scrivere un bel post da dedicare a tutte le donne del mondo, che soffrono, che lottano, che muoiono, che si rialzano sempre.
Invece riesco a pensare solo a me stessa e a lagnarmi inutilmente per cose futili.
Mi sento abbastanza stupida.
Di sicuro non faccio molto onore alla categoria.

venerdì 5 marzo 2010

Più vasini per tutti

Ieri sera, cercando una foto da allegare al mio precedente post, ho fatto una scoperta destabilizzante: i vasini, negli ultimi anni, si sono evoluti paurosamente.

Non so il vostro, ma il mio era un banalissimo vasino di plastica azzurra che aveva l'unica funzione di riempirsi (grazie a me) e svuotarsi (grazie a mamma che provvedeva a lavarlo). La nonna, nel tentativo di renderlo un po' più interessante, ci aveva appiccicato sopra un adesivo di Susanna Tuttapanna, che  dopo due lavaggi si è trasformato in una informe patacca grigiastra.
Effettivamente non si capisce come un bambino mediamente intelligente avrebbe dovuto abbandonare il comodo patello, che ti segue ovunque e ti permette di farla appena scappa, in favore di un oggetto tanto insignificante e tristanzuolo.

Già mio fratello fu più fortunato: il suo vasetto aveva la forma di un maggiolino giallo e io (che ormani ero già passata alla toilette delle signore) ne ero terribilmente invidiosa. Mia sorella, 8 anni dopo, lo ereditò e ci si affezionò talmente che fino ai quattro anni si rifiutò di fare alcunchè, se non lì.
Ricordo ancora un viaggio a Parigi: due adulti, tre bambini e un ingombrante vasino giallo, che ci trascinavamo dietro in musei, chiese e ristoranti.
Sono sicura che qualche turista ci abbia fotografato. Se vi imbattete in una foto intitolata "famiglia con vasino sotto la Tour Eiffel", siamo sicuramente noi.

Ma rispetto ai vasini moderni, anche l'amato maggiolino giallo impallidirebbe.

Perchè oggi ci sono vasini multiuso, con coperchio salva-puzza e salva-freschezza. Che puoi trasformare all'occorrenza in un moderno poggiapiedi da tenere in salotto, in una scatola porta-giochi, in un cappello per la prossima collezione autunno-inverno o in un pratico accessorio per conservare il formaggio.

Ci sono vasini che sembrano troni, con altezza regolabile, sedile riscaldato e schienale massaggiante integrato, che quando il bambino ha finito, ti ci diverti un po' pure tu.

Ci sono vasini musicali, che ti cullano con dolci melodie per favorire il rilassamento. E vasini che diffondono delicati aromi fruttati, per non offendere l'olfatto di coloro che assistono il bimbo nell'espletamento delle sue funzioni.

Vasini di alto design, dalle forme minimal e dai colori moda, e vasini old-style in ceramica, per chi è legato alle antiche tradizioni.
Vasini divertenti, per bambini che vanno distratti, e vasini trasparenti, per chi vuole avere sempre la situazione sotto controllo.
Vasini parlanti che ti avvisano quando scappa, vasini con le orecchie che arrivano quando li chiami, vasini tecnologici, per bambini di ultima generazione.

Ma il mio preferito in assoluto, è la vasino-mobile:
per chi vuole provare il brivido di farla ad alta velocità.

giovedì 4 marzo 2010

Bimbo-Patata & English-Boy

I bimbi che al momento babysittero sono due.
Si chiamano Bimbo-patata e English-boy.

Bimbo-patata ha due anni scarsi, sorride sempre ed è più largo che lungo.
La cosa che più lo soddisfa al mondo è mangiare la banana tagliata a rondelle.
Sa dire tre parole: mamma, papà e briòsc.
Tutto il resto dell'universo conta poco, e si può comodamente indicare con un generico "tata".
Come molti uomini, ha una passione sfrenata per le auto e vive in simbiosi con una macchinina grigia di nome Nunnu. Nunnu finisce spesso sotto ai mobili, rendendo necessarie pericolosissime operazioni di recupero, che vedono la sventurata babysitter slogarsi le braccia sotto i divani o strisciare sotto armadi e lettini, ricoprendosi di polvere da capo a piedi.
Bimbo-patata ha trovato tutto ciò molto divertente, finchè Nunnu non è misteriosamente scomparso dalla faccia della terra: hanno pensato tutti a una tragica fatalità.

English-boy è il fratello di Bimbo-patata.
Ha 5 anni, ha già perso 4 denti, sa leggere parole di 4 lettere, nuotare nella piscina profonda e giocare a tennis senza racchetta.
Non vede l'ora di compierne 6, così potrà finalmente iscriversi al club del golf e guidare la Mercedes di suo papà.
I suoi genitori lo vorrebbero bilingue, così lo hanno iscritto ad una prestigiosa scuola inglese, gli comprano solo libri in inglese e lo obbligano a guardare la Playhouse-Disney rigorosamente in inglese.
English-boy però è un piccolo ribelle e di essere bilingue non ne vuole sapere.
Così, tra l'italiano, sua lingua madre, e l'inglese, sua lingua acquisita, ha preso una decisione drastica e da giorni si ostina a parlare solo in spagnolo, lingua del suo compagno di banco Miguel.
I genitori si disperano e gridano allo scandalo.
La babysitter italofona se la ride sotto i baffi.

mercoledì 3 marzo 2010

Il Nulla è tornato

Il Nulla è tornato.
Ma a nuotare là in mezzo ci sono sempre io, almeno credo.
Appena trovo la strada per venire a galla, prometto che mi rimetto a scrivere. Al momento però sto in apnea e devo risparmiare tutte le energie per non colare a picco.
Se qualcuno ha un salvagente che gli avanza, è un buon momento per lanciarlo. Altrimenti fate almeno un po' di tifo per me.
Che, come ho detto, il modo per venire su lo trovo. Prima o poi.

google analytics