venerdì 5 febbraio 2010

Vecchia foto

Mi è capitata per le mani una vecchia foto della mia prima comunione.
Ho la casa piena di vecchie foto, ma non so perchè questa non riesco a smettere di guadarla.
Continuo a prenderla in mano e non mi riesce di metterla via.
Forse perchè per una volta eravamo tutti insieme.
Forse perchè oggi nevica e la neve fa volare i pensieri.
Eppure è tanto strano: rivedo una famiglia che era la mia, ma che faccio fatica a riconoscere.
Mia mamma un po' più magra, col viso meno tirato.
Mio padre coi capelli neri, ma la barba che già si imbianca. Gli occhi invece, quelli sono sempre i suoi.
Quel bambino in canzolcini, col sorriso sghembo e i capelli tutti leccatini da una parte. Che fine ha fatto? Impossibile sovrapporre il suo visetto pulito a quello schivo e ombroso  del ragazzo molto più alto di me che è oggi mio fratello.
Mia sorella non c'è, non è ancora nata. Alla nostra famiglia mancava un pezzo e noi non lo sapevamo. Posavamo tranquilli, ignari di quell'assenza che oggi mi sembra lampante.
Ma forse mia mamma sì che lo sapeva, anche se ci vorranno ancora due anni alla sua nascita, anche se aveva già una figlia e un figlio. Sono sicura che mia sorella la stava covando già da allora.

E poi ci sono io, che non sorrido. Che mi guardo seria attraverso la fotografia. Che ho i mughetti tra i capelli, ma la frangia spettinata. Io che sono sempre io ma non sono più io.
E dai miei occhi non riesco a distogliere lo sguardo. Perchè nonostante mi sforzi con tutta me stessa, io quella bambina dall'espressione solenne e pensieroso non riesco a ricordarmela.
E mi sembra di tradirla, di farle un torto.
Vorrei parlarci ora con quella me stessa di 10 anni.
Vorrei chiederle cosa pensa, cosa sogna, cosa vuole diventare.
Vorrei mostrarle come sono oggi e chiedere: che te ne pare?
Ma ho il terrore che leggerei nei suoi occhi un'ombra di delusione.

1 commento:

  1. Le foto fanno sempre uno strano effetto. Ogni volta che mi metto a rovistare tra le vecchie foto, scopro qualche nuovo scatto impietoso che lascia intravedere la poca spensieratezza della mia infanzia.
    Sarei curiosa anche io di domandare a quella bambina che cosa succede, vorrei anche io chiederle che cosa sogna e che cosa spera di diventare. Vorrei parlarle per qualche minuto e dirle che l'adolescenza finisce, che poi andrà meglio anche se avrà una vita precaria ed incasinata. Vorrei dirle che l'amore è una fregatura e che probabilmente la farà più piangere che ridere, ma che, tutto sommato, ne vale la pena. Se proprio avessi anche due minutini in più le direi di investire le paghette settimanali in azioni Apple, tanto per assicurarmi un futuro migliore.

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